It’s not for gentlemen : SG 1792 Flake

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L’Inghilterra e la pipa. Spesso binomio di eleganza, di delicatezza, di profumazioni latakiose ed armoniose. English Mixture, già solo la sonorità linguistica del concetto ci lascia immaginare un mondo in cui fumare è sinonimo di eleganza, di raffinatezza e di buon gusto. Il giusto, senza andare oltre. Il giusto senza essere eccessivi. Già, ma l’Inghilterra non è solo questo…. Infatti, la nazione famosa per la monarchia, il colonialismo e la raffinatezza dei costumi presenta un lato della medaglia che, in qualche modo, ci dà la possibilità di osservarla (e di comprenderla) da un punto di vista totalmente capovolto : quello della working class. Storicamente, per l’appunto, l’Inghilterra con la sua rivoluzione industriale è stata la culla dello sviluppo del proletariato come classe moderna. E su questo non ci piove.

Nell’era moderna ed ultra-liberista, il fumatore di pipa è costretto a riflettere sulla discendenza dei vari blend e delle varie composizioni che allietano (e a volte inquietano) la propria giornata. Quando incominciai a decifrare questo flake Samuel Gawith, la mente entrò in modalità “macchina del tempo”. Eh si, perchè non può essere altrimenti. C’è in tutto questo tabacco un “lato cattivo”. Il lato cattivo di una nazione, il ghigno minaccioso di una natura contro un’altra. Potrei dire che esistono davvero un Dr. Jekill ed un Mister Hyde, all’interno della produzione tabagica inglese. Due punti così distanti, così antitetici che quasi potremmo asserire la totale mancanza di legami tra essi. Invece, ci ritroviamo ad avere a che fare, con delle realtà che condividono addirittura lo stesso grembo materno.

Per quanto riguarda il sottoscritto, sono stato conquistato da questo lato oscuro. Non me ne vogliano i cultori delle English Mixtures se ho preferito visitare l’Inghilterra tabagica seguendo il piano inclinato dei moderni epigoni di quelli che un tempo furono, fuoco quotidiano, nelle povere pipe sporche di sudore e di carbone.

Ma passiamo a questo 1792 Flake. Composizione classicamente tosta : Virginia e Kentucky. Aroma altrettanto caratteristico : fava di Tonka. Samuel Gawith nel suo lato più selvaggio. Aperta la tin, il taglio non “delude mai”. Fette tagliate molto alla mano, abbastanza spesse. Si sudano sette camicie per ricavarne i bei filamenti con cui adoro sfilacciare un pressato. Ma tutto sommato, se un taglio del genere può essere sopportato, niente di più azzeccato che sul 1792! Al naso si avverte distintamente una profumazione tipica dei Virginia di questa categoria. Inconfondibile il mandorlato della fava, mi lascia credere che su questo flake ci vadano un po’ pesante con l’aroma….ma è  giusto così. Non deve rendere conto a nessuno. Le sensazioni olfattive lasciano immaginare, ampiamente, come sarà in fumata.

Dopo averlo sfilacciato per bene, meglio lasciarlo un po’ arieggiare. Passaggio che giova decisamente al tabacco in fumata. L’accensione non è così immediata. Qualche fiammifero in più d’obbligo, così come un lento e parsimonioso lavoro di pigino  permettono a questo rude flake di avviarsi pian piano. Dopo un ingresso amarognolo, a tratti leggermente invadente e dopo essere riusciti ad assestarlo un poco (sia ben chiaro che il diavolo non è brutto come lo si dipinge), è capace di trasportarci lentamente all’interno del suo mondo tonkato. Si alternano a questo punto passaggi mandorlati, floreali e forse leggermente alcolici. A tratti emerge distintamente una nota che ricorda il Kentucky, per poi perdersi, quasi come miraggio nell’insieme del Virginia e del complesso aromatico. Il gusto è pieno, rotondo ed intenso, anche se non manca di spigoli e di punte. La carica nicotinica è alta, direi molto soddisfacente. Per palati e stomaci che di questo vanno alla ricerca.

Sicuramente un tabacco non per tutti, anzi, azzerderei per alcuni. Non è il Lakeland, nè tantomeno il Dark Flake… e neanche ha molta affinità con altri nettari del genere. Tuttavia è fantastico, una tempesta a ciel sereno anche per chi predilige il lato “strong” dei tabacchi inglesi.