Forte; Blend con foglie apicali di Kentucky Toscano

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Non sono mai stato più critico, in materia tabagica, riguardo allo snaturamento di un trinciato come il Forte. A questo trinciato, o meglio a quello dei tempi che furono, troppo mi lega. Il gusto, il ricordo, l’inizio e lo sviluppo dell’esperienza pipica, in qualche modo tutto quello che ha avuto a che fare con le pipe e il lento fumo mi porta a considerare il Forte come perno intorno al quale ruotò  il mio battesimo di pipatore. Il Forte di un tempo, fu insieme, prete e acquasanta : molto della mia personale iniziazione al lento fumo la devo all’aroma di questo povero e ricco allo stesso tempo, trinciato popolare.

Dopo una snaturazione troppo evidente per essere sopportata perfino dall’insensibile ragione del marketing, il Forte è tornato “fumabile”. Ma tra il “fumabile” ed il trinciato pieno di carattere quale era, troppo ancora ci passa. Da inguaribile fumatore da marciapiede, dal Forte continuo ad aspettarmi molto di più.

Ma veniamo al dunque. Il Forte è migliorato, e dati i tempi che corrono voglio essere ragionevole nei limiti che me lo consentono. Si lascia fumare, risulta gradevole e tutto sommato non è così male. Ma sempre di altro si parla, ovvero di una peculiarità persa. Di trinciati popolari assimilabili a questa nuova versione del Forte, ahimè, ce ne sono. Ci si muove su un terreno che non fu mai battuto dal trinciato che fu, in particolare alcuni sentori orientaleggianti di base al posto della zaffata terrosa della vecchia e classica composizione. E’ un fattore di gusto, stimola ad altre percezioni di per sè estranee e assimilabili a trinciati come l’Allegro, che non hanno mai fatto mistero di essere trinciati che inseguono altre e diverse mete. Il Kentucky della pomposa dicitura in busta c’è, non so in quali proporzioni, le quali non credo affatto alte. Lascia in fumata un lieve sentore legnoso, ma si perde facilmente nelle vampate orientaleggianti, che un po’ mi disturbano e che presentano una persistenza se non proprio elevata, quantomeno più che costante.

Si fuma e si tira avanti. Ma se si fosse chiamato in un altro modo, ne sarei stato più felice. Una conclusione che resta tale. Senza aggettivi a rimarcare, e senza lode.

Nota aggiunta : nonostante tutto, si presta bene però a contaminazioni interessanti. Ne parlerò in seguito.

 

Sulle ali della delicatezza : Capstan Original Navy Cut

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I Virginia. Avvicinarsi a questa tipologia di tabacco non è mai facile : bisogna saperli prendere, scoprire il modo in cui fumarli e soprattutto lasciarsi andare totalmente ad essi. Il mondo dei Virginia è fatto così, lento, gentile, delicato. Non lo si può fumare come viene, nella prima pipa che ci sta sottomano. Ha bisogno di essere trattato con tutte le misure del caso, e per questo penso che, è raro godersi appieno un tabacco di tale categoria se non si è consci del fatto che nel momento, si è soli in due : il fumatore ed il tabacco.

Da tempo mi sono addentrato nel profumato mondo dei Virginia, fumandone un bel po’. E non è stato semplice capirli : se nell’approccio vi è della materialità, della mancanza di attenzione, di tatto e della faciloneria, il Virginia, rischia di trasformarsi in aria calda e basta. Non ci regala niente, chiudendosi in se stesso e lasciandoci lì a maledire un qualcosa che sa di niente.

Quando incominciai a muovere i primi passi, sapevo che questi profumati nettari sono tanto buoni quanto complessi. Decisi allora di incominciare con un tabacco che a quanto si legge non è troppo difficile per chi è alle prime armi. Se considerando il taglio del pressato, questa affermazione può essere anche vera, per quanto riguarda il gusto in  fumata mi permetto di dissentire. Il Capstan, è un Virginia molto complesso, che va fumato con molta attenzione e con molta calma, altrimenti è difficile cavarne un ragno dal buco…

Aperta la latta, si viene investiti da un odore dolce e morbido, ricorda molto quello del miele, della frutta oppure dell’uvetta. Di un bel colore biondo scuro, il taglio delle strisce è ben realizzato e fine, per quanto mi riguarda sicuramente un pregio : si sbriciola o si arrotola con estreme facilità. L’umidità è al punto giusto, anche se tirato fuori dalla confezione e fumato non presenta problemi di combustione.

In fumata, questo Capstan è da decifrare. Non nel senso che sia difficile fumarlo, quanto piuttosto trovare il ritmo giusto per coglierne le sfumature. All’accensione, prevalgono delle leggere note acidule, ma il tempo di assestarsi e rivela un sottofondo di note molto variegate. Si passa dal dolce tipico del miele ai più classici sentori erbacei che invece sono tipici di molti Virginia. Tabacco dalla modesta carica nicotinica, è possibile fumarlo in svariate occasioni. Una volta trovato il ritmo, che deve essere molto lento, questo Virginia è capace di regalare molto. Non è il Full Virginia Flake, nè un altro Samuel Gawith (nè il Best Brown o il Golden Glow), non ha quella pienezza gustosissima del Bright Gawith Hoggarth, tuttavia nella sua modestia risulta essere godibile quanto gli altri.

Un flake di Virginia che va capito, ma che sicuramente è molto più interessante di come viene spesso descritto. Fumandolo in questi rigidi giorni invernali, mi sta regalando delle sensazioni uniche.

Gawith Hoggarth Dark Flake

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Gawith  Hoggarth non ha certo bisogno di presentazioni. Nel mondo del lento fumo, della produzione dei tabacchi da pipa, rappresenta uno dei mari nei quali il naufragio non solo è dolce, ma addirittura sperato. L’arrivo in Italia di alcune produzioni della storica dinastia delle terre di Kendal, è stata a parer del sottoscritto (che non ha la possibilità di fare un salto oltre confine….) una fortuna oltrechè sperata. L’offerta è varia, dai soapy ai Virginia fino agli “strong”. Tra questi, il Dark Flake rappresenta tutto quello che ci si aspetta di trovare in un prodotto di tale tipologia.

Inizialmente non so perchè, ma in riferimento a tale prodotto, ero leggermente scettico. Forse perchè il tabaccaio me lo avevo presentato simile al Lakeland, suo cugino ( di secondo grado aggiungerei io), con quello strano aroma dolciastro e profumato che niente ha a che vedere con l’odore secco e rude di sigaro, che invece il Lakeland presenta. Comunque sia, la sua composizione, mi intrigava non poco.

All’apertura della latta, quello che più colpisce è il suo strano aroma : acqua di colonia. Assolutamente. Adesso, sapevo che a Kendal con  queste cose ci giocano : nel senso che le profumazioni stile inglese sono inconfondibili nei loro blend. Tuttavia, finchè non si prova, anzi finchè non ci si ragiona(!), è impossibile capire. Il Dark Flake ( come altri prodotti GH, Ennerdale in primis) si presentano al fumatore provinciale (quale io sono), come materia sconosciuta ed entusiasmante proveniente da lontane lande. Allo stesso modo nel quale, popoli lontani, furono sommersi dalle merci più assurde nella lontana era mercantile. “Diamine, una cosa da un altro mondo”, questo pensai alla sua apertura.

Ora che, il Dark Flake lo conosco abbastanza, sono pronto a descriverlo su queste povere pagine. Non mi ha mai abbandonato da quando è approdato in terra italica, quindi, ho avuto modo di intravederne l’essenza, la quale tuttavia è ancora sfuggente e forse sfuggirà ancora a lungo. Sia questa, però, la sua prima e doverosa comparsa su questo blog.

Ufficialmente in Italia Virginia e Burley. La casa produttrice ne dà la seguente descrizione ” …a blend of dark fired Virginias, and Indian air cured tobaccos. A full bodied smoke for the seasoned pipe smoker.” Non c’è che dire, interessante è dir poco.

In fumata, è tutto da scoprire. Lavorati un po’ i pezzettoni di fetta e fatto arieggiare un quarto d’ora, è pronto per essere caricato e fumato. L’accensione parte abbastanza bene, qualche fiammifero in più ( ma è risaputo…), un minimo di attenzione con il pigino, e si parte. Rotta verso la contea del Cumbria…

E’ un tabacco la cui composizione non lascia scampo : sapori duri, forti, tellurici. Si alternano a tratti, tuttavia, ad una profumazione lieve e mai invadente, per rifluire verso una forza torbata che per quanto mi riguarda, definir goduriosa è poco. Il refluire della profumazione nell’irruenza torbata, tanto improvvisa quanto attesa è libidine pura. La fumata, scorre così, lenta e tranquilla nell’alternanza della carezza e dello schiaffo. Potrei aggiungere molte altre sensazioni, ma preferisco tagliare corto, in rispetto dell’immediatezza con cui colpisce questo tabacco.

Il Dark Flake è così. Non molto complesso,  ma mai  semplice. A metà strada tra la contemplazione profonda e il tabacco per palati duri e voraci. Difficilmente comprensibile nel breve periodo, non mancherà di affascinare e stupire gli amanti dei nettari forti.

Sulla via del Kentucky : Cimette Mastro Tornabuoni

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“E’ come fumare in un Western…”

Per gli amanti del Kentucky in pipa, un prodotto come le Cimette Mastro Tornabuoni stanno rappresentando uno dei più felici mari nei quali naufragare. Detto così, può sembrare eccessivamente ottimistico, il discorso. Tuttavia, il prodotto in questione, a parere di chi scrive ha un suo fascino difficile da contestare : quello di un tabacco alla vista sì difficile, con il quale è possibile interagire in maniera unica e sublime. Potrei dire che le Cimette MTB, non si fumano. Si vivono. Per una serie di ragioni… Aperta la scatola, quello che si ha davanti è da decifrare. Per i novelli fumatori come me, il tutto rappresenta una prova. Che farne, di queste Cimette? Troppo scontato sarebbe il “forse fumarle?”, perchè la cimetta va preparata. Non fa dell’immediatezza una sua caratteristica, tutt’altro, fa della pazienza e della preparazione che ne consegue la condizione necessaria a goderne appieno delle proprie grazie.

Le Cimette, non subiscono le fermentazioni a cui va incontro il sigaro spuntato e di conseguenza la loro carica batterica rimane inalterata, la quale innesca a seguito di un bagnamento casalingo che sta al fumatore fare, la fermentazione necessaria ad arrotondarne il gusto. L’operazione, a mio parere, è d’obbligo. A tal proposito rimando ad un ottimo articolo su Gusto Tabacco nel quale questo processo viene professionalmente trattato. Una volta che abbiamo terminato l’operazione e riposti gli oggetti utili alla stessa, lasciamo che le Cimette, rese ad una pezzatura che più si avvicina alle nostre abitudini, raggiungano il tasso di umidità accettabile per essere consumate. A seguito di questo processo tabagico, possiamo finalmente goderci la nostra fumata. Ma ancor prima della stessa abbiamo avuto il piacere di viverlo il tabacco, di renderlo migliore con le nostre mani, effettuando passaggi e regalandogli il taglio che andrà ad acquisire al fine di essere caricato nel fornello…. Abbiamo vissuto attraverso di esso.

In fumata.

Premetto che sono un amante dei sapori forti e che le Cimette sono un prodotto che si avvicina molto a quello che cerco quando avvicino la fiamma alla pipa. Abbiamo davanti un ottimo Kentucky. A Cimette umidificate, il gusto forte,morbido e rotondo è la prima cosa che colpisce di questo tabacco. Anni luce di distanza da un paio di Cimette caricate a secco, che invece colpiscono per l’acredine di un Kentucky non fermentato. Come dicevo, la forza unita ad una morbidezza rilassante accompagna la fumata. E’ un Kentucky distintamente aromatico, nel senso che gli aromi di questa particolare tipologia di tabacco fuoriescono nella maniera più chiara che mi sia capitato di assaporare. Un torbato persistente, uno speziato molto gradevole e il tipico gusto amaro che fa da contorno. E’ un susseguirsi di aromi, di forza e di piacere. Ovviamente è un tabacco ricco di nicotina, magari non per tutti, ma per gli amanti del genere queste Cimette sono semplicemente eccezionali.

Un ottimo prodotto, e chi se ne infischia se il prezzo è un tanto altino ( a causa del fatto che vengono catalogate come tabacco da pipa). Godere della rilassante preparazione e delle ottime fumate che ne conseguono non ha prezzo…

7

 

 

Sulle ali della delicatezza : Mac Baren Navy Flake

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Da qualche tempo a questa parte, trovo piacere del corpo e quiete dell’animo in alcune note mielose che fuoriescono dai fornelli delle mie pipe. Le note aromatiche in questione, mai invasive e sempre aristocraticamente al di sopra degli eccessi brutali di alcune pseudo-leggerezze, trovano forma in quello che è uno storico prodotto di casa Mac Baren : il Navy Flake.

Il Mac Baren Navy Flake, a parere del sottoscritto è un tabacco che ha un peso, è un prodotto da prendere sul serio, sia per quanto riguarda la sua presenza storica che per l’azzeccatissima composizione che ne rappresenta il carattere. Presente nei fornelli di innumerevoli pipe fin dal lontano 1965, questo tabacco presenta una composizione che al sottoscritto, nel momento in cui ha aperto la prima latta, ha fatto letteralmente venire l’acquolina in bocca : Virginia, Burley e un tocco di Cavendish sottoposti a pressione per un periodo di trenta giorni…

All’apertura della latta, come dicevo, gli aromi che emanano le sottili strisce pressate stimolano nettamente il gusto : note fruttate, mielose, di una dolcezza elegante, non invasiva, quasi conoscesse le buone maniere. A crudo è poesia pura, e non di meno lo è nel fornello a combustione andante. Le strisce si presentano sottili, di un bel biondo invitante e personalmente ne adoro la facilità con cui si lasciano preparare e caricare. E’ un flake facile ed intuitivo.

All’accensione presenta delle note dolci, che rimangono tali anche quando si esagera con il fuoco. E’ un tabacco che difficilmente esce dai binari, sopporta bene i surriscaldamenti del fumatore distratto, che tollera e perdona anche troppo. Durante la fumata le sue note fruttate rimangono stabili, ed anche se non presenta complesse evoluzioni, a parere di chi scrive non teme affatto la concorrenza più blasonata. Gli aromi fruttati, dolci e leggeri, rilassanti e rasserenanti, di tanto in tanto concedono il posto a delle note che a crudo risultano molto più palpabili, mentre in fumata vengono avvolte ( ma non coperte attenzione!) da un corpo molto più presente : sto parlando di quel sentore mieloso che seppur non dominante, permette di percepire, a parere del sottoscritto, l’anima più profonda e ambigua del Navy Flake.

Le note in questione emergono di tanto in tanto dal fruttato corpus dominante, le quali contribuiscono all’arricchimento della fumata rendendo il seguente flake tutt’altro che stucchevole.

Riporta alla mente più che la primavera, come inizialmente pensavo a causa del suo corpus dominante che va dal fruttato all’erbaceo, l’autunno. Già… quelle giornate d’autunno nelle quali le erbe e la vegetazione sono ancora capaci di inondare l’ambiente delle proprie note olfattive, che ormai morenti, caricano di malinconia lo spirito di chi vi si immerge. E l’odore degli ultimi frutti rimasti sugli alberi, che ci invitano a coglierli, fuggendo al decadimento imminente.

In fine l’odore del miele. Nel thè, nei dolci, in cucina… che esce dalla finestra e si percepisce, di tanto in tanto, nel corpus naturale dell’autunno che va morendo, e proprio perchè giunto alla fine, ci regala i suoi ultimi forti ed avvolgenti sentori.

Per me, il Navy Flake, rappresenta tutto questo.

Voto : 9-

 

SG Balkan Flake, un Balkan a metà

 

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Incomincio con il dire che è una miscela atipica : nonostante la denominazione Balkan, non rispetta la composizione canonica di ciò che Balkan viene definito, ovvero : Virginia, Latakia ed Orientali. Penso che questa mancanza non sia passata inosservata a nessun fumatore di pipa, navigato o non. Comunque, non è di certo questa errata definizione balkanica che può mettere fuorigioco questo ottimo tabacco di casa Gawith, la quale ci offre sempre qualità e miscele collocabili nell’Olimpo tabagico. L’assenza di Orientali ha infatti stuzzicato la mia curiosità…

L’etichetta posta sul fronte della latta riporta la seguente descrizione : ” A blend of fine Virginias and Latakia from the House of Samuel Gawith & Co. Ltd. Kendal, England.” Sicuramente incuriosisce non poco questo Virginia al Latakia.

Aperta la latta l’odore è inebriante : presenta buone note speziate ed emana un’invitante freschezza… il Virginia si sente e dà prova della sua qualità. Il Latakia è ben presente, direi il giusto all’olfatto. Il taglio si evince dal nome stesso, è un flake. Un pressato sottile, a fettine. E’ molto umido, d’obbligo farlo arieggiare un bel po’, altrimenti la combustione diventa troppo difficoltosa.

Per quanto mi riguarda, uso sbriciolare i flake per fumarli. Le ragioni che mi spingono a questo riguardano la combustione, infatti riesco a mantenerlo acceso più facilmente e di conseguenza a godere maggiormente della fumata senza troppi grattacapi. Inoltre evitando un maggior numero di riaccensioni che il flake intero richiede, riesco a migliorare la percezione del suo bouquet aromatico e al tempo stesso a conservare la lingua in condizioni di fumata eccellenti. Comunque sia, questa recensione farà del suo giudizio una media tra le fumate avvenute a flake intero e sbriciolato. Passiamo a come si comporta in fumata…

Si dimostra a mio dire un’ottimo tabacco. Fatto opportunamente asciugare dell’umidità in eccesso riesce a garantire una combustione che non risulta ostica, direi a pari dei trinciati della stessa casa produttrice : è ormai noto ai più che la combustione dei Gawith è leggermente meno propensa a rendersi in facile maniera rispetto ad altri trinciati. Comunque del tutto gestibile. Presenta delle buone note dolci che fanno da ottima base a quelle pungenti tipiche del Latakia, il quale assicura uno speziato e delle note d’incenso di tutto rispetto. Presenta un’ottima pienezza di corpo, ma al tempo stesso una leggerezza in fatto di rilasci nicotinici che lo rendono adatto a vari momenti. Inoltre, se fumato attentamente, riesce a dimostrarsi un’ottimo tabacco da meditazione.

In definitiva è un buon prodotto, equilibrato e saziante. Come sempre Samuel Gawith riesce a soddisfarmi, anche quando in una Balkan manca qualcosa… quel qualcosa che in questo caso, forse, si sarebbe rivelato superfluo. Ottimo. Un esempio di azzeccatissima combinazione tra Virginia e Latakia.

 

Amphora Original Blend

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L’Amphora Original Blend è uno di quei trinciati che fumo più volentieri ed è in assoluto tra i miei preferiti. Un trinciato dall’ottima qualità, dalla combinazione equilibratissima tra i componenti che formano la miscela, dal prezzo concorrenziale e dalla facile reperibilità. Avvicinatomi ai trinciati Amphora con il Full Aroma, del quale trovate una recensione, l’Original Blend è stato una scoperta assoluta e fortunata. A mio parere rappresenta un qualcosa di molto particolare : corpo leggero-medio, ottimo bouquet aromatico, buona combustione… da fumare spesso, sia in momenti più dedicati che in quelli maggiormente spensierati. Un trinciato molto versatile.

All’apertura emana un aroma gradevolissimo, fresco, in cui il Kentucky ed il Virginia si fanno ben percepire. Da subito fa intuire una equilibrata delicatezza a partire dall’estraneità degli aromi ad essere sfacciati, eccessivi. Dall’odore si intuisce molto di questo Original Blend. L’umidità è nella norma, il taglio è un di un ribbon leggermente maggiorato. Facile al caricamento.

In fumata dà il meglio di sè : leggero, aromatico il giusto. Delicato e riposante per le papille. L’accensione è facile e la combustione evolve del tutto egregiamente : lenta e costante. Il Virginia e il Kentucky si percepiscono, creano sinergicamente una dolcezza caratterizzata da qualche punta piacevolmente aspra data dal Kentucky. Gli Orientali arrichiscono e completano il flavour di questa ottima miscela. Non presenta la tendenza ad indesiderati inzuppamenti, neanche se si tira più del dovuto. Leggero e gradevole, rilassante, di facile gestione ed economico. Sicuramente tra i mie preferiti.

 

Samuel Gawith Lakeland Dark

 

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Denominazione : Lakeland Dark

Produttore : Samuel Gawith

Contenuto : Virginia, Italian Kentucky

Confezione : tin 50gr, bulk 250gr

Prezzo : 22,00

Pipe utilizzate

Varie

 

Per questa meraviglia reperibile sul territorio nazionale un grande ringraziamento va a Mario Lubinski. A seguito della scomparsa del famigerato Brown N°4, un twist della stessa composizione, Mario ha provveduto a trovare un degno sostituto alla rimpianta treccia, scomparsa a causa dell’impennata dei prezzi dei tabacchi importati.

Il Lakeland Dark è, per me amante dei trinciati contenente Kentucky, ottimo, godibilissimo e forte. Unico. Uno di quei prodotti che elevano il Kentucky da tabacco dei poveri e senza troppe pretese a miscela complessa, ricca di sfumature, aromi e sapori. Virginia e Kentucky italiano tenuti tre ore nella pressa a vapore a calore pieno e poi pressato a freddo per qualche ora. Successivamente tagliato e inscatolato. Scuola Samuel Gawith, a mio dire una delle migliori.

All’apertura il tabacco si presenta con un forte odore, persistente e aromatico a modo suo. Le note olfattive sono quelle classiche del Kentucky, ma con più variazioni : terra, legno, cuoio. Il tutto libidicamente marcato. L’umidità, come sempre in casa Gawith c’è, fare prendere aria per benino prima di incominciare la fumata. Il taglio si presenta sotto forma di broken flake, ovvero come pezzettoni di flake spezzato molto grossolanamente. Il colore scuro è magnificenza pura.

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Il Lakeland Dark in tutta la sua maestosità, qui ne è alle prese la mia amata Aran

In fumata è un prodotto estremamente entusiasmante, la combustione parte abbastanza bene e con qualche fiammifero in più che si rende necessario. Domina l’amaro, il sapore di terra, di cuoio, di affumicato persistente. Il Virginia si percepisce e si comporta molto bene, a mio parere contribuisce non poco a donare a questa miscela una complessità che va ben oltre le apparenze. Presenta una forza nicotinica abbastanza elevata, va fumato con molta calma, boccate corte e con ritmo leggermente più lento del solito. Le riaccensioni sono necessarie, ma l’importante è goderselo, anche in barba ad una combustione che non è delle migliori.

Ultimamente lo sto fumando in fornelli più grandi. L’avevo affidato inizialmente ad una Savinelli Dry System, in questo periodo sto optando per la Peterson Aran, in cui riesco godermelo molto di più, in quanto la carica tende ad allargarsi durante la fumata. A questo punto una carica pressata pochissimo è d’obbligo, altrimenti non si va da nessuna parte. Caricato con la forza di una piuma, qualche fiammifero di troppo e pigiatine varie… è un tabacco a cui si deve star dietro, ma che ripaga fino all’ultimo grammo di attenzione che gli viene rivolto.

Voto 9,5

Samuel Gawith – Squadron Leader

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Denominazione : Squadron Leader

Produttore . Samuel Gawith

Contenuto : Virginia chiari e scuri, Latakia e Turchi

Confezione : tin 50gr ; bulk 250gr

Prezzo : 22,00

Pipe utilizzate

Dunhill

Charatan

Peterson

Savinelli

Mastro de Paja Saxophone ’79

Brebbia

 

Un  squadra in formazione di Sopewith Camel vola sui cieli inglesi aspettando dai compagni in volo qualche segnale che indichi la posizione del nemico. Il caposquadriglia, pensieroso, aspetta di guidare i suoi uomini nella battaglia del cielo. Freddo, attento, responsabile della vita dei suoi ancor prima della propria, si lascia sfuggire qualche rilassante pensiero. L’immagine della vittoria, del trionfo senza perdite, della vita dei suoi compagni strappata al massacro. Si festeggia, si parla, si canta… si fuma. Il nostro caposquadriglia accende la sua robusta spigot tenuta nella tasca buona del giubbotto da aviatore, il forte profumo del Latakia allevia il peso della morte portata sulle spalle. In un lampo il caposquadriglia torna alla realtà, è il suo turno adesso…

Questo è quello che mi viene in mente quando fumo lo Squadron Leader, ottima English Mixture di Samuel Gawith, per i miei gusti forse la migliore. Un prodotto pregiato, di garantita qualità. Eccellenza dell’odierno gusto inglese.

All’apertura della latta il profumo è magnifico. La dolcezza del Virginia smorza un po’ il pungente del Latakia, ad oggi nessun tabacco mi ha entusiasmato tanto olfattivamente. La composizione comprende Virginia chiari in netta predominanza, Virginia scuri, Latakia e Turchi. Il colore è di un dorato magnifico punteggiato da foglie più scure, bellissimo. Presenta un taglio ribbon abbastanza filamentoso. L’umidità è un tantino sopra la norma, tradizione in casa Gawith.

All’accensione parte un po’ amaro, ma datogli il tempo di assestarsi si dimostra un tabacco stratosferico, decisamente con una marcia in più rispetto a molte English Mixtures. Si sente il Latakia, ma il Virginia è molto percepibile nella sua dolcezza. Presenta una forza media, un fumare bello pieno, tuttavia garbato. Si lascia apprezzare nelle sue varie sfumature ed evoluzioni, perdonando anche qualche eccesso del tiraggio, purchè non si esageri.

Trovare in Italia un prodotto di questa qualità ai tempi nostri non è facile, penso che per chi si limiti a comprare tabacchi in Italia, potrebbe rappresentare benissimo l’eccellenza del gusto morbido inglese. Oltretutto ha un fascino storico irresistibile ( si narra sia stato creato allo scopo di accontentare un caposquadriglia inglese e successivamente messo in produzione).

Concludendo è un prodotto unico nel panorama del gusto inglese, merita calma e pazienza… riflessione e conoscenza. Se se ne fa buon uso, si trasforma in una macchina capace di portarci indietro nel tempo.

Voto 9,5

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Il Sopwith Camel, velivolo britannico usato nella prima guerra mondiale e probabilmente raffigurato sulla confezione dello Squadron Leader

Trinciato Forte

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Il Forte nella confezione vecchio stile : bellissima

Denominazione : Forte – Gusto Pieno-

Produttore : Manifatture Sigaro Toscano

Composizione : Kentucky

Prezzo : 4,70

Confezione : 40 gr

Pipe utilizzate :

Varie

Il trinciato Forte costituisce, insieme al Comune e all’Italia, l’ossatura dei trinciati nazionali italiani a base di Kentucky. La confezione riporta la seguente descrizione : “Una miscela naturale dal gusto pieno a base di Kentucky italiano che si fa apprezzare per la sua robustezza e generosa intensità”.

Come per l’Italia e per il Comune, i pareri sui tabacchi naturali italiani sono molto discordanti, personalmente sono arrivato a pensare che “o si amano o si odiano”. Il Forte non fa eccezione, anzi, se con il Comune o l’Italia ci possono essere maggiori sfumature di giudizio, con il Forte si è netti : piace o non piace.

All’apertura della busta possiamo trovarlo un po’ più secco del dovuto, tuttavia non è l’umidità che caratterizza questo tipo di trinciati. Se è troppo secco no problem, si riumidifica. Nelle buste da me fumate è successo raramente. Il colore è scuro, bellissimo. Il taglio è fine e filamentoso, si carica molto facilmente. La combustione ottima. Consiglio una pressione leggermente vigorosa, dato il taglio. All’accensione (molto facile) il corpo e la forza sprigionati sono “pieni”, abbastanza forti, ma senza eccedere  ( a patto di non esagerare).

In fumata i sapori sono entusiasmanti, è uno di quei tabacchi che senza particolari evoluzioni riescono a essere sempre tra i mie preferiti. I sentori di legno, di cuoio e di terra… quell’affumicato dal gusto spiccato, l’odore penetrante…

Amo fumarlo all’aperto, durante qualche passeggiata in campagna, d’inverno e con un clima umido. Regala esperienze indimenticabili, grazie anche alla perfetta combustione che aiuta molto a passeggio. Ottimo per i rodaggi, direi perfetto.

In più è un trinciato storico, il tabacco dei nostri antenati… Un pezzo di storia, e soprattutto ha sostanza e carattere da vendere. Essenziale ed insostituibile.

Voto 8