Dunhill, Lissitzky e la “geometrica potenza”

 

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Ho sempre ammirato il manifesto, fin dalla mia infanzia mi sono sempre fermato a rimirare quel foglio di carta, spesso sformato dalla troppa colla, appeso ai muri delle piazze del paese. Sono stato soventemente attirato dalla raffigurazione in molte delle sue forme, il più delle volte provando un senso profondo di ammirazione nei confronti delle piccole opere lasciate lì a farsi smembrare dalla pioggia e scolorire dal sole. Sfortunatamente, i manifesti che non troppo tempo fa reclamizzavano un luogo, un prodotto o semplicemente un’idea, sono stati soppiantati dalla superbia dell’attacchinaggio abusivo e politicante raffigurante grassi faccioni e colli sofferenti strizzati in camicie di pessimo gusto e oscuri abiti doppiopetto… se poi ci mettiamo le raccattavoti photoshoppate, si preferisce camminare guardando il selciato in sanpietrini.

L’interesse verso l’arte del manifesto, ad un certo punto si è trasformata in realizzazione. Da completo autodidatta ho incominciato a realizzarne qualcuno, così «per fare», per svago, per dare il via alla fantasia. A questo punto, mi si è aperto il mondo degli artisti del manifesto e della propaganda. I miei studi scientifici mi hanno permesso di avere, nonostante tutto, una buona cultura artistica che si è rivelata abbastanza utile nel carpire alcune questioni di fondo… Quantomeno nel saper riconoscere un certo stile nella realizzazione di qualsiasi cosa abbia una forma. Saper individuare dei punti e delle linee che ci fanno riconoscere, al di là del gusto personale, la canonica interpretazione di un concetto artistico… Almeno a questo le ore passate sul libro di Storia dell’Arte sono risultate proficue.

Se ad interessarci sono le forme geometriche, beh, direi che il primo pensiero va al costruttivismo ed in particolare ad un artista russo : El Lissitzky. Semplice, immediato e fortemente geometrico, egli fu uno dei maggiori rappresentanti dell’arte d’avanguardia russa, si occupò di propaganda, architettura, fotografia, pittura e grafica. Proprio quest’ultima, unita all’arte propagandistica, mi ha sempre lasciato di stucco nell’opera di questo artista.

«Spezza i bianchi col cuneo rosso» è probabilmente il manifesto propagandistico più semplice e al tempo stesso più ricco e profondo di tutti quelli su cui il mio sguardo ha avuto la fortuna di poggiarsi. Un cerchio ed un triangolo, uno bianco e l’altro rosso. Un messaggio sotto forma di essenza geometrica. Una rappresentazione semplice ed essenziale, dietro la quale si nasconde tutto quello che viene definito propaganda, ma anche tutto quello che può essere definito rigore geometrico e parimenti tutto quello che può essere definito artistico. Ma c’è la sostanza, l’intuitività, il pregio dell’utile. Questo manifesto è il simbolo dell’utilità, della semplicità fusa insieme all’estro artistico d’avanguardia nonchè della rigidità stilistica che è simbolo di ogni opera fortemente geometrica.

Ma cosa c’entra Sir Alfred Dunhill e le sue creazioni? Cosa c’entrano le Dunhill, queste pipe amate/odiate con tutto questo? Probabilmente niente, probabilmente tutto.

Dunhill è uno dei marchi di pipe più famosi, ma anche dei più discussi. C’è chi pensa che una Dunhill sia la migliore espressione dello stile classico nel mondo della pipa, chi pensa che una pipa Dunhill è da comprare per l’eccellenza della resa in fumata o per la sua instancabilità, chi per l’ottima fattura che questo marchio è capace di vantare dalla data della sua nascita. Altri di contro, pensano che costi troppo, che non è nulla di particolare, che si può fumare addirittura meglio spendendo meno. Nella mia piccola esperienza di fumatore di pipa mi sono sempre chiesto cosa fa di Dunhill non solo un pilastro di questo mondo, ma anche un enorme oggetto del contendere. E ora voglio provare a rispondere e a rispondermi sui dilemmi del White Spot.

Tanto per iniziare una Dunhill è una pipa, direi un’ottima pipa. E’ un oggetto dalla fattura curatissima, caratterizzato dai migliori materiali con cui probabilmente può essere realizzato. E’un marchio storico, e come tale va conosciuto e giudicato. Adesso, posso ricollegarmi al manifesto di Lissitzky sopra esposto, ovvero un’opera che ho definito semplice, essenziale, dietro la quale si nasconde tutta la sostanza di cui può essere capace un manifesto e tutto il rigore stilistico proprio dell’arte geometrica. Bene, una Dunhill è come il manifesto di Lissitzky : è una pipa semplice, funzionale, dietro la quale si nasconde tutta la sostanza di cui può essere capace una pipa e tutto il rigore stilistico del classico inglese.

Le pipe di Sir Alfred sono semplici, essenziali. Garantiscono delle fumate a livelli limite nel mondo della pipa, limiti oltre i quali è difficile spingersi. Rendono sul lungo periodo come forse nessun’altra può fare e sono realizzate con materiali di primissima qualità. Sono belle, potentemente geometriche, assolute nella loro semplice bellezza.

Sia che cerchiate una pipa che può essere fumata parecchio senza incorrere in stress da lungo periodo, sia che ne cerchiate una al fine di rimirarne la bellezza estetica, sia che ne cerchiate un’altra semplice e funzionale, una Dunhill è comunque una delle migliori scelte. Una spesa non da poco, ma che a posteriori si è contenti di aver fatto.

 

The Family Era

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La storia del marchio Charatan è un esempio di travaglio affrontato con onore : durante tutta la sua esistenza, che continua a gonfie vele tutt’oggi, è passato di proprietà in proprietà mantenendo per quasi tutto il suo arco temporale uno standard qualitativo ai massimi livelli. A grandi linee, questo storico marchio inglese ha vissuto svariate ere : si va dal periodo in cui fu di proprietà della famiglia Charatan ( Era Frederick 1863-1910 – Era Reuben 1910-1960), passando per le due ere in cui fu sotto il controllo della Lane ( 1961-1965) ( 1965- 1976), continuando per altre due ere, Dunhill, in seguito all’acquisto di Charatan da parte di quest’ultima (1977-1981) (1981-1987). Poi il periodo oscuro, ovvero la vendita di Dunhill del marchio a J.B.Russel, con conseguente delocalizzazione della produzione Charatan dall’Inghilterra alla Francia ( 1988-2000). Dal 2000 ad oggi, Charatan è tornata proprietà di Dunhill, che ha riportato la produzione in Inghilterra restituendole l’alta qualità del prodotto, dopo la brusca interruzione dovuta a J.B. Russel.

La pipa di cui parlo, risale molto probabilmente all’era Pre-Lane. A sua dimostrazione, fortunatamente, è possibile consultare un’ottima guida a questo link. Per farla breve, comunque, i requisiti da avere per essere datata Family Era sono questi :

  •  Grandezza della pipa fino ad una Dunhill gruppo 5.
  • Bocchino di tipo a sella o conico
  • Assenza del Double comfort
  • La CP è stampigliata sul bocchino in modo che la C entri nella P
  • Assenza della £ di Lane sul cannello della pipa (da notare che dal 1955 le pipe importate da Lane in USA riportavano la £, che non è necessariamente sinonimo di era Lane)
  • Assenza della lettera X sulla sigla dello shape della pipa, stampigliato sul cannello in radica della pipa stessa (ad es. 2502 e non 2502X)
  • Assenza delle lettere DC stampate di seguito al numero dello shape (ad. Es. 2502 e non 2502DC)
  • Assenza della scritta “MADE BY HAND” sul cannello (Introdotta per la prima volta nel 1958)
  • Presenza della scritta “CHARATAN’S MAKE – LONDON ENGLAND” su 2 righe
  • La CP ha una marcatura più fine rispetto alle ere successive.

La mia presenta tale dicitura sul cannello : “Charatan’s Make London England”. Più in basso, all’incirca sotto “England”, vi è la sigla dello shape : “11”. Non ha il famoso Double-Comfort ( introdotto proprio a seguito dell’acquisizione da parte della Lane), nè la X, ad indicarne il classico bocchino a sella. Non ha la famosa “L” di Lane, la quale non è significato assoluto nelle datazioni. Il CP, assottigliato dal disco durante la pulizia (il bocchino era pesantemente ingiallito), presenta la C che entra nella P. Al momento è rimasto marcato, ma privo del suo originario colore. La pipa non presenta altre scritte… Insomma, chi me l’ha venduta è stato onesto dichiarando l’era a cui appartiene questa bent, e io sono stato fortunato a prenderla.

Devo dire la verità : sono contento che questi tecnicismi volgono al termine. Per il sottoscritto la pipa è un qualcosa da vivere, un qualcosa che fa affidamento sulle emozioni. E su questo punto, nonostante il breve periodo passato dal giorno in cui ne sono entrato in possesso, questa pipa sembra accompagnarmi da molto di più.

Comincio con il dire che la trovo bellissima, che detto da uno che compra (quasi) sempre solo ciò che gli piace, rimarcarlo, è dire molto. E’ una bent classica. Dalle linee pulite, morbide. E’ una pipa dallo spiccato gusto vintage, con un fascino che sembra possa essere toccato. Ed in realtà è così… Racchiude in sè tutto un mondo che noi fumatori di pipa odierni, il più delle volte, possiamo solo immaginare. La testa sabbiata (e che sabbiatura!) e il cannello rusticato la rendono esteticamente irresistibile, così come la sua finitura, una tan molto scura, che vira al nero appena viene avvolta da una leggerissima ombra. Il fornello è abbondantemente capiente.

In fumata dimostra di essere una inglese a tutti gli effetti. Più “morbida”, se così si può dire, rispetto ad una Dunhill, differente da una Peterson ( rimanendo sulle nordiche), ma pur sempre una pipa la cui prerogativa si esprime nella resa in fumata sul lungo periodo. E di queste pipe, soprattutto inglesi, sto incominciando ad approfondirne la natura, ammirandone le performances.

In questa Charatan’s Make (ad essere precisi), ci ho fumato un po’ di tutto. Ho sperimentato: dalle EM ai Flake di Balkan, dal Mac Baren Navy Flake (ultimo innamoramento tabagico) ai naturali. E sempre il tabacco è stato un vero incanto. Esaltato e reso come se lo si odorasse nella tin….

Ma in fin dei conti, per me una curva fuma i naturali. Ed anche se a malincuore sono costretto a dirottarla su tabacchi che alla sua tradizione risultano meno ameni, so che non me ne vorrà. Prometto, comunque, di garantirle di tanto in tanto qualche incursione nelle English Mixtures…